Ambra Angiolini, la rinascita dalla bulimia: “L’amore mi è entrato in pancia”

Ambra Angiolini, la rinascita dalla bulimia: “L’amore mi è entrato in pancia”

L’attrice ha raccontato come la nascita della primogenita Jolanda le abbia cambiato la vita e l’abbia aiutata a vincere la bulimia.

Ambra Angiolini ha parlato in più occasioni della sua lotta contro i disturbi del comportamento alimentare e di recente, in un’intervista al “Corriere della sera“, è tornata sull’argomento. L’attrice ha confessato che diventare madre è stata per lei una salvezza.

Il racconto di Ambra Angiolini

Sono nata bulimica, forse una predisposizione genetica. Mi riempivo la pancia di cibo” ha confessato Ambra Angiolini. Finché, ha aggiunto, vent’anni fa “l’amore mi è entrato in pancia, che si è riempita di senso e ne è uscita la mia prima figlia Jolanda“. La nascita della figlia ha rappresentato un punto di svolta nella vita dell’attrice: “io ho partorito lei e lei ha partorito una nuova me… abbiamo in teoria la stessa età” .

Ambra ha già parlato in passato dei suoi problemi con il cibo, in particolare nel libro “InFame“, dove ha raccontato tutta la sua esperienza con i disturbi del comportamento alimentare.

Eccola felice sui social.

La bulimia

Ambra Angiolini, lo scorso anno, aveva descritto la bulimia come un “tumore all’anima” che fa sentire colpevole il corpo per essere diventato diverso da quello con il quale l’attrice era diventata famosa.

Durante un’intervista a “Verissimo“, invece, aveva raccontato la prima gravidanza è ciò che le ha permesso di salvarla dalla malattia: Jolanda, che ha compiuto da poco vent’anni, è “il mio miracolo più bello“, “ha fatto in modo che la mia pancia diventasse improvvisamente il posto più accogliente e pieno della terra”. Ambra aveva anche aggiunto: “Mangiavo perché ero incapace di chiedere aiuto“.

La bulimia fa parte dei disturbi del comportamento alimentare e colpisce principalmente le donne tra i 16 e i 40 anni. Le persone affette da bulimia tendono a fare grandi abbuffate di cibo, seguite da sensi di colpa e comportamenti volti a “neutralizzare” l’apporto calorico, come il vomito auto-indotto.