Parliamo dell’allattamento al seno: fino a quando bisogna continuare? E perché l’allattamento ha un ruolo così importante?
Dopo aver avviato l’allattamento al seno fino a quando bisogna continuare? La risposta “ufficiale” alla domanda che molte neomamme si pongono ci viene data direttamente dalle raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai diversi enti sanitari che si battono giorno per giorno per ribadire l’importanza dell’allattamento al seno. Vediamo cosa c’è da sapere.
Allattamento: fino a quando?
Fino a quando allattare? L’OMS raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita. Dal sesto mese compiuto si partirà con lo svezzamento, iniziando a introdurre gradualmente e in maniera regolare i primi alimenti. Anche con l’avvio dello svezzamento, però, è importante continuare con le poppate. L’allattamento può quindi proseguire fino al secondo anno di vita, o anche oltre, nel caso in cui la madre desideri proseguire.
Il latte materno è estremamente importante per il bimbo, innanzitutto per garantire una corretta crescita ma anche per lo sviluppo del sistema immunitario. Allattare al seno non significa solo fornire nutrimento, ma anche proteggere il piccolo da malattie e infezioni. Tra i principali vantaggi ricordiamo:
– la riduzione di infezioni, tra cui quelle del tratto respiratorio e urinario
– la riduzione di asma e allergie
– la diminuzione del rischio di diabete, malattie cardiovascolari, sovrappeso e obesità in età adulta.
Allattare: fino a quando? I dati Istat
Sebbene le raccomandazioni sull’allattamento siano evidenti i dati che si registrano non sono in linea con essa. Dai rapporti dell’ISTAT subito dopo il parto il 90% delle neo mamme italiane avvia l’allattamento al seno. Tuttavia l’allattamento esclusivo termina nei primi quattro mesi nel 31% dei casi.
Ad allattare fino ad oltre i sei mesi di vita del bambino restano all’incirca il 10% delle mamme. Le motivazioni sono diverse e soprattutto date dalle difficoltà di gestire l’allattamento e conciliarlo con le altre attività. Non stupisce, quindi, che la maggior parte dei problemi si concentri soprattutto sulle mamme che lavorano. Spesso, infatti, si smette di allattare proprio in concomitanza del rientro al lavoro.