Alessandro Cecchi Paone e la massoneria: “Orgoglioso di essere un maestro”

Alessandro Cecchi Paone e la massoneria: “Orgoglioso di essere un maestro”

Alessandro Cecchi Paone rivela nel podcast “2046” la sua appartenenza alla massoneria e il ruolo dei riti di iniziazione.

Alessandro Cecchi Paone, noto giornalista, conduttore televisivo, politico e attivista LGBT, ha recentemente confessato la sua appartenenza alla massoneria durante un episodio del podcast “2046” condotto da Fabio Rovazzi e Marco Mazzoli, con la partecipazione di Enrico Ruggeri.

Oltre alla dichiarazione shock sulla sua appartenenza alla massoneria, il giornalista ha anche rivelato alcuni dettagli sui riti e sulle tradizioni del gruppo massonico di cui fa parte. Scopriamo che cosa ha rivelato.

Alessandro Cecchi Paone: “Sono un massone del massimo grado”

Durante l’intervista, Alessandro Cecchi Paone ha dichiarato: “Io sono un massone del massimo grado, un maestro massone, e in più un maestro architetto del rito simbolico, un’ulteriore crescita di grado di potenza massonica. Questo fa parte della storia della mia famiglia.

Cecchi Paone ha sottolineato come la massoneria promuova valori fondamentali quali libertà, uguaglianza, fraternità, progresso, diritti umani e diritti civili. Il giornalista ha, inoltre, evidenziato che la massoneria in Italia ha radici storiche profonde, con fondatori illustri come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi.

Sono massone e sono orgoglioso di esserlo e non mi nascondo” ha affermato Cecchi Paone, ponendo l’accento sull’importanza di questi valori nella sua vita e nella sua famiglia.

Riti di iniziazione nella massoneria: le curiosità svelate da Cecchi Paone

Durante l’intervista, Marco Mazzoli ha manifestato sorpresa riguardo ai riti massonici, immaginando scene misteriose con cappucci.

Cecchi Paone ha presto chiarito: “Il cappuccio ce l’abbiamo in alcuni casi, ma i sacrifici non li facciamo“. H

a spiegato che il cappuccio viene utilizzato per proteggere l’identità dei partecipanti durante alcune fasi del rito di iniziazione. “Usiamo un cappuccio con il buco negli occhi per non farci riconoscere. In certe fasi non possiamo dire tutto” ha rivelato Cecchi Paone, che ha poi spiegato che al termine del rito, i partecipanti rimuovono simultaneamente il cappuccio, rivelando le loro identità in un gesto simbolico di accettazione e fraternità.