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Chi era Andrea Spezzacatena, il ‘ragazzo dai pantaloni rosa’ ucciso da bullismo e omofobia

Vittima di bullismo

Andrea Spezzacatena: la biografia, la storia, la vita privata e le curiosità dell’adolescente ucciso da bullismo e omofobia.

La sua storia ha scosso e commosso l’Italia. Una storia impattante come poche, in grado di mettere in evidenza uno dei grandi drammi della nostra epoca, quello legato al bullismo e al cyberbullismo. Andrea Spezzacatena, nella sua normalità, da questo punto di vista è stato un martire. Un ragazzo come tanti indotto a togliersi la vita, a soli 15 anni, non per una scelta personale ma per i continui insulti e attacchi che avevano reso la sua esistenza impossibile da accettare.

Una vicenda oggi raccontata nel film Il ragazzo dai pantaloni rosa, pellicola che invita a riflettere e a comprendere i nostri errori, per non ripeterli mai più. Scopriamo insieme alcune curiosità sulla biografia e la storia vera Spezzacatena, e sui motivi che lo hanno portato al suo tragico gesto.

Andrea Spezzacatena: la biografia

Andrea Spezzacatena nacque il 14 novembre 1997 sotto il segno dello Scorpione. Era figlio di Tiziano Spezzacatena, di professione parchettista, e Teresa Manes e aveva un fratello di cinque anni più giovane di lui.

Per quanto riguarda Teresa, dopo la sua scomparsa, sappiamo che è diventata attivista contro il bullismo, di ogni tipo. Ha fondato l’Associazione italiana prevenzione bullismo, ha scritto due libri, ha offerto la sua testimonianza e si è impegnata fino in fondo per evitare che fatti del genere potessero accadere di nuovo, al punto da ottenere la nomina a Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella nel 2022.

Cyberbullismo
Cyberbullismo

Andrea Spezzacatena: la storia vera

Non ha avuto il tempo di costruirsi una carriera, Andrea. La sua vita si è interrotta troppo presto. Eppure, era un ragazzo come tanti altri, intelligente, sensibile, simpatico. Cresciuto in una famiglia attentissima ai suoi bisogni, si era iscritto al liceo scientifico Cavour di Roma, in zona centrale, non lontano dal Colosseo. Un istituto storico della Capitale.

Una scuola che, a posteriori, i genitori gli avrebbero evitato. Solo dopo la sua morte il padre scoprì, infatti, che quell’istituto era diventato tristemente famoso per comitive di giovani che propagavano la prepotenza e l’omofobia. Di questo nessuno gli aveva mai parlato, nemmeno gli insegnanti e gli altri professionisti della scuola, il cui comportamento nella vicenda tragica di Andrea è spesso rimasto ambiguo.

Al di là della scelta, forse sbagliata, dell’istituto scolastico, Andrea era però un ragazzo come tanti, forse solo più spontaneo, e per questo etichettato come ‘strano’. Aveva pochi amici, ma con loro si trovava completamente a suo agio. Purtroppo, divenne però proprio al liceo obiettivo preferito di un gruppo di bulli. Il motivo? Soprattutto un paio di pantaloni, diventato di un colore rosaceo a causa di un lavaggio sbagliato.

In aula, nei corridoi della scuola, e anche sui social, Andrea era diventato per quel motivo uno ‘zimbello’, un bersaglio da colpire, con sarcasmo, attacchi di ogni genere, insulti omofobi. La sua vita reale in pochi mesi si trasformò in un inferno, ma quella digitale fu anche più celere. Online gli insulti nei suoi confronti non si contavano. Qualcuno creò addirittura una pagina Facebook a lui dedicata, dal nome “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, con il fine unico di prenderlo in giro.

Comportamenti, da parte di suoi coetanei e compagni di scuola, che alimentarono un senso di isolamento enorme in Andrea, costretto a convivere con una sofferenza che doveva nascondere. Anche perché gli adulti che avrebbero potuto accorgersene sembravano indifferenti. Ai genitori Andrea non raccontò nulla, forse per troppa vergogna. Gli insegnanti si rivelarono addirittura ‘complici’, a loro modo. Basti pensare a un commento a caldo di una professoressa, secondo cui Spezzacatene non poteva non essere deriso, visto che si “dipingeva le unghie“.

La morte di Andrea Spezzacatena

Oppresso da un senso di solitudine senza vie d’uscita, segnato da insulti che scavarono un solco profondo nel suo cuore e nella sua mente, Andrea non trovò la forza di reggere il peso degli insulti e dell’esclusione sociale. Un penso insopportabile che lo portò, il 21 novembre 2012, a impiccarsi con una sciarpa. Aveva solo 15 anni.

Una morte tragica e inaccettabile che portò a galla buona parte di ciò che Andrea aveva dovuto sopportare. Solo allora i genitori, e tutta l’Italia, scoprirono le violenze psicologiche ai suoi danni, le prese in giro su Facebook, le scritte sui banchi di scuola, gli insulti sui muri. Una verità tremenda che segnò profondamente la sua famiglia, portando i genitori, e in particolar modo la madre, ad attivarsi in prima persona per far sì che una storia del genere potesse non ripetersi mai più.

La vita privata

La vita di Andrea venne spezzata troppo presto anche dagli insulti omofobi che gli piovvero addosso a decine a causa dei pantaloni rosa. Eppure, Andrea non era gay. Lo confermò in un’intervista a Repubblica lo stesso padre Tiziano: “Voglio dirlo per amore di verità, per amore nei suoi confronti. Morire perché ti bullizzano è un’infamia, morire perché ti scrivono sui muri di scuola che sei ‘frocio’ e tu non lo sei è un’ingiustizia senza paragoni. Abbiamo scoperto il suo dolce innamoramento per una ragazzina del liceo“.

3 curiosità su Andrea Spezzacatena

– Aveva una passione per la musica sacra.

– Nel film Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri a interpretare la madre Teresa è stata Claudia Pandolfi. Il ruolo di Andrea è stato invece affidato a Samuele Carrino.

– Al funerale di Andrea Spezzacatena parteciparono tante persone, anche molti compagni di classe. E per quanto in qualche modo in molti furono complici di ciò che gli accadde, il padre sottolineò, a caldo, come tante lacrime quel giorno gli sembrarono sincere.

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ultimo aggiornamento: 12 Novembre 2024 11:15

Chi è Giovanni Floris, il giornalista e conduttore di Dimartedì