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Frasi di Gabry Ponte, tratte sia dalle canzoni che dalle interviste

Gabry Ponte

Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle di Gabry Ponte, tratte sia dalle canzoni che da alcune interviste.

Considerato uno dei disc jockey italiani più bravi di sempre, Gabry Ponte è anche un conduttore radiofonico di successo. I fan hanno avuto modo di apprezzarlo anche nei panni di giudice, grazie alle tre edizioni di Amici di Maria De Filippi a cui ha preso parte. Vi presentiamo una raccolta di sue belle frasi, tratte sia dalle canzoni che dalle interviste.

Frasi tratte dalle canzoni di Gabry Ponte

Classe 1973, Gabry Ponte ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica nel 1993, quando è entrato a far parte della casa discografica torinese BlissCo. Da semplice remixer del progetto Da Blitz, nel 1998 è entrato negli Eiffel 65 nei panni di dj. Grazie al remix di Geordie, canzone memorabile di Fabrizio De Andrè, con La danza delle streghe e Figli di Pitagora è riuscito ad affermarsi nel panorama dance del Belpaese.

Dopo aver lasciato gli Eiffel 65, ha iniziato la carriera da solista, diventando anche conduttore radiofonico e, talvolta, opinionista televisivo. Vi presentiamo una raccolta di frasi tratte dalle canzoni più belle di Gabry Ponte:

  • Di Battisti e Mogol, del Festivalbar ma che ne sanno i 2000. Di quando c’era il walkman e Fiorello al karaoke, dei Nirvana e dei Guns, della musica dance, ma che ne sanno i 2000. E di quando alle 3 c’era Bim Bum Bam, del game boy ed il blue da bu di da bu da. (Che ne sanno i 2000)
  • Yo, listen up, here’s a story about a little guy that lives in a blue world and all day and all night and everything he sees is just blue like him inside and outside. (Blue)
  • Gli altri sembrano cambiati, io la passo ancora al frè. Non so se è un gioco di sguardi tra i contanti o tra me e te, forse vuoi un anello al dito, ma in ‘sti vicoli non c’è. La mia via che si dimentica di un gesto troppo in fretta. (Auto blu)
  • Tu mi fai vedere un mondo che non c’è. Non ci riesco a rimanere senza te, tu sei (LSD), tu sei… Tu mi fai vedere un mondo che non c’è. (Tu sei)
  • È la fine del mondo. Party. Dammi solo qualche secondo, che ogni party io lo trasformo. Teste vuote, sento il rimbombo. Suono le best king of the bongo, bong bong. (La fine del mondo)
  • Siamo figli di Pitagora e di Casadei, di Machiavelli e di Totò, cresciuti con una morale cattolica e con il rock’n’roll. (Figli di Pitagora)
  • La vie, c’est pas attendre que les orages passent, c’est d’apprendre à danser sous la pluie, sans penser. Il est temps que je vive, la vie que je me suis imaginée, eh-eh, que j’ai rêvée, eh-eh. (La vie)
  • Quando è notte e il lupo grida all’ombra della luna, la danza delle streghe non porta mai fortuna. Fuochi e spiriti ballate dentro al cerchio della luce. Tramontate stelle, anime sorelle. (La danza delle streghe)
  • Impiccheranno Geordie con una corda d’oro, è un privilegio raro. Rubò sei cervi nel parco del Re vendendoli per denaro. Così lo impiccheranno con una corda d’oro, è un privilegio raro. (Geordie)
  • Tu vivi nell’aria, tu vivi dentro al mio cuore. Tu sei più importante di quella ragazza, amore, tu vivi nell’aria, tu vivi dentro al mio cuore, tu sei il mio amore! (Vivi nell’aria)
  • Figli dell’eternità, sempre in cerca di grandi perché. Nemici di un tempo che va dove un re non c’è, come stelle che firmano il blu e che lasciano in cielo una scia. E’ la vita la nostra virtù, così sia. (Quelli che non hanno età)
  • Vorrei andare a casa ma non riesco a fare exit, sono intrappolata nella casa degli specchi. (La casa degli specchi)
  • L’amour est un oiseau rebelle que nul ne peut apprivoiser et c’est bien en vain qu’on l’appelle s’il lui convient de refuser. (Opera)
  • L’estate sta finendo, il valore di quel tempo lo capiamo solamente quando lo perdiamo come Luigi Tenco. (Che ne sanno i 2000)

Frasi tratte dalle interviste di Gabry Ponte

Gabry Ponte ha lavorato in diverse emittenti radiofoniche di successo, come Radio Deejay e M2o. Di seguito, una selezione di sue frasi degne di nota tratte da alcune interviste:

  • La cultura musicale, in particolare quella dei giovani, oggi è senza dubbio molto più ampia di quella che potevo avere io quand’ero ragazzo. Prima di internet, noi conoscevamo soltanto la musica che potevamo permetterci di comprare o al limite che trovavamo in casa, se i nostri genitori collezionavano vinili, cassette e cd. Adesso invece è a disposizione di tutti, in maniera illimitata, di qualunque artista o genere si tratti. Poi, certo, lo svantaggio è che dura di meno rispetto a una volta ed è più difficile che faccia breccia.
  • Ricordo interi pomeriggi passati nei negozi di dischi ad ascoltare vecchie canzoni degli anni ‘60, ‘70 e tantissimo altro. Per certi versi era più faticoso: il passato all’epoca te lo dovevi andare a cercare. Adesso tutto arriva in maniera più facile, ma, parlando con i giovani, mi sono reso conto che anche loro hanno ben presente ciò che li ha preceduti. Molti che vengono ai miei concerti non erano nemmeno nati quando è uscita Blue, eppure conoscono quella e tanti altri miei vecchi pezzi.
  • L’intelligenza artificiale non è il male, come per tutte le macchine, quello che fa la differenza è il pilota, non importa quanto performante, quanto tecnologica sia la macchina.
  • Sento il bisogno di continuare a mantenere le serate nei piccoli club, davanti a poche centinaia di persone. Sono situazioni in cui mi sento libero di testare cose nuove e di fare set che durano anche tre o quattro ore. Ci ritrovo atmosfere che nei grossi eventi non si riescono a replicare.
  • Ho buttato il cuore oltre l’ostacolo, ma la testa no. Mi svegliavo gasatissimo per quello che andavo a fare ma preoccupato di aver fatto una cazzata.
  • Avevo 16 ed ero appassionato di musica elettronica. Ho imparato piano piano a capire come si producevano i dischi. In quegli anni stavo a casa con una attrezzatura molto rudimentale. Ricordo quanto stressai mio padre per avere il mio primo campionatore! E poi mi facevo il giro delle etichette discografiche con la mia cassettina e non succedeva niente ma poi ad un certo punto mi sono avvicinato alla Bliss Corporation di Massimo Gabutti e Luciano Zucchet che sono stati i miei mentori. Mi hanno insegnato a produrre in maniera professionale.
  • Quando noi abbiamo iniziato non avevamo la più vaga idea che questo potesse succedere e che un giorno un DJ avrebbe potuto riempire i palazzetti. Il DJ allora era l’evoluzione umana di un Juxe Box: stava in un angolo in discoteca, al buio, metteva la musica.
  • Oggi sono più proiettato su un percorso internazionale, però ho fatto anche tante cose in italiano. Se un giorno dovessi avere un pezzo che mi piace, in italiano e mi chiedessero di portarlo a Sanremo, perché no?

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ultimo aggiornamento: 26 Luglio 2024 13:13

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