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Frasi Cristiano De Andrè, tratte dalle canzoni più belle e dalle interviste

Cristiano De André

Vi presentiamo una selezione delle frasi più belle di Cristiano De Andrè, tratte sia dalle canzoni che da alcune interviste.

Nato con la musica nelle vene e nel cuore, Cristiano De Andrè ha seguito le orme di suo padre, il grandissimo e inimitabile Faber. In attività da tanti anni, il cantante ha contribuito a scrivere la storia del cantautorato made in Italy. Vi presentiamo una selezione delle sue frasi più belle, tratte sia dalle interviste che dalle canzoni.

Frasi tratte dalle canzoni di Cristiano De Andrè

Classe 1962, Cristiano De Andrè è figlio dell’indimenticabile Fabrizio, morto l’11 gennaio 1999 a causa di un cancro al polmone. Cresciuto a pane e buona musica, ha pubblicato il primo singolo, Tempi duri, con l’omonima band, composta da Carlo Facchini, Marco Bisotto e Carlo Pimazzoni. La carriera da solista è arrivata nel 1985, quando ha partecipato per la prima volta al Festival di Sanremo, nella sezione Nuove proposte, con l’inedito Bella più di me. La canzone, arrivata quarta nella classifica finale, gli ha fatto guadagnare il Premio della Critica.

Da questo momento in poi, Cristiano non si è più fermato, regalando ai fan tanti brani: da Briciola di pane a Dietro la porta, passando per Un giorno nuovo, Invisibili, Canzone per l’estate, Sapevo il credo e Verrà il tempo. Di seguito, vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle tratte dalle canzoni di De Andrè:

  • Uomini della nebbia travestiti di azzurro: vendono spine ad ogni angolo, per un Dio dei numeri e dello scrigno. (In cosa credere)
  • Questo vivere appesi coi denti per una faccia migliore, questo vivere fuori dai tempi aspettando per ore. Ci sono novità, ci sono notti che per niente al mondo perderei. (Dietro la porta)
  • Civiltà fatta di menzogne, di eserciti, di carogne. Preistoria degli equilibristi, decalogo degli analisti in riunione a deliberare chi si è buttato, chi è da buttare. (Lady Barcollando)
  • Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza, col tuo ossigeno purgato e le tue onde regolate in una stanza, col permesso di trasmettere e il divieto di parlare e ogni giorno un altro giorno da contare. Com’è che non riesci più a volare? (Canzone per l’estate)
  • Per quanto tempo ti penserò, in quelle notti a Genova, giù lungo il porto dentro quei bar, sogni cambiati in spiccioli (Invincibili)
  • Briciola di pane, caduta qui per caso. C’era una volta e poi, la vita è solo gli occhi tuoi, figlio nella mente preso dentro il mondo. Figlio che dopo il fiore sarà improvvisamente amore. (Briciola di pane)
  • C’è un amore nella sabbia, un amore che vorrei, un amore che non cerco perché poi lo perderei. (Cose che dimentico)
  • Passeranno canzoni sfinite che hanno già camminato nel vento, non si reggono in piedi consumate dal tempo. (Nel bene e nel male)
  • Genova era una ragazza bruna, collezionista di stupore e noia. Genova apriva le sue labbra scure al soffio caldo della macaia. (Notti di Genova)
  • Dietro la porta di casa mia ho un amore che tengo, che tengo a portata di mano. Ho pensieri importanti parcheggiati in un angolo. Aspettano me. Ho parole scadenti perdenti vicino a me. (Dietro la porta)
  • Oggi è un giorno nuovo, che se mi passi accanto porti via anche il dolore. Tienimi le mani e dammi un po’ di tempo che passerà questo rumore. (Un giorno nuovo)
  • E il tempo sarà solo di compagnia, in regalo da chi poi ti vede andar via. E il tempo ha un’età che non ti scegli mai, piena di colori che cambieranno dentro l’anima e poi giorni… solo sogni… che ci danno il tempo di volare. (Briciola di pane)
  • Tu camminavi nell’inquietudine e la mia incudine era un cognome inesorabile. Un deserto di incomunicabilità. Tu eri laureato in danni irreversibili che la droga provoca al cervello. (Invisibili)
  • Meglio sarebbe che non ti avessi amato, sapevo il Credo ed ora l’ho scordato e non sapendo più l’Ave Maria come potrò salvare l’anima mia. (Sapevo il credo)
  • È qualche tempo che non cerco più di dare un senso alla realtà. A volte spero che sia un brutto sogno che alla fine passerà. Verrà il tempo di aprire un giorno nuovo, cambiare questo cielo, trovare un po’ di pace in questo mondo e intorno a te. (Verrà il tempo)

Citazioni tratte dalle interviste di De Andrè

Non soltanto con le canzoni, Cristiano De Andrè ha espresso i suoi pensieri anche nel corso di alcune interviste. Di seguito, una selezione di citazioni che meritano di essere rispolverate:

  • Cerchiamo sempre qualcuno che cambi le cose al posto nostro, ma dobbiamo essere anche noi, nel nostro piccolo, a fare qualcosa per migliorare il mondo. È un lato importante da non sottovalutare. Non si può essere solo dalla parte delle parole.
  • Ho capito che il repertorio di mio padre è un’ottima medicina; una tachipirina per l’anima.
  • Sono cresciuto col cruccio di non aver capito l’allegoria dei gatti che “girano nel sole” di ‘Alice’… I gatti di Alice rimangono un mistero.
  • Per dieci anni, dopo la morte di mio padre, non ho avuto il coraggio, la voglia e la forza di accostarmi al repertorio di Fabrizio De André. Poi, improvvisamente, dopo un viaggio a Lourdes in gennaio, tutto è cambiato. (…) È stato un cammino lungo e doloroso. Sono stato a Lourdes a gennaio e mi sono sentito bene subito dopo per un sacco di tempo. È un posto incredibile.
  • A Genova si respira un clima che porta alla contemplazione e alla riflessione. È una specie di pigrizia che però stimola la creatività, soprattutto in campo musicale. Gli odori, il cibo, l’umore introverso delle persone: tutto può dare spunti per mestieri artistici.
  • La televisione non la guardo più, non mi interessa perché non c’è niente di vero. Vedo volentieri solo Rai 5. Per un periodo ho guardato Di Martedì o Piazza Pulita per i dibattiti interessanti. Però anche quelli mi hanno stufato un po’. Preferisco leggere, pescare e fare tutte le cose possibili al mare.
  • Cosa ricordo più di mio padre? La sua ostinazione cui si contrapponeva la mia voglia di fargli dispetto. Avevamo solo ventitré anni di differenza.
  • In questo momento non ho una compagna e ne sono alla ricerca. Vivo una sensazione strana, i miei dischi li ho sempre dedicati idealmente alla donna che mi stava accanto in quel momento.
  • Matteo Salvini è un grosso fan di mio padre, un fan storico. Ci eravamo anche incontrati. E questo mi fa ben sperare, me lo auguro e mi rincuora perché chi è un fan di mio padre non credo possa fare grandi danni. Non so se ha capito tutto di mio padre, ma da una parte mi auguro che qualche cosa gli sia entrato.
  • Mio padre vestiva la sua voce di toni irriproducibili.
  • Come diceva Fabrizio, una canzone può anche non servire, ma conviene sempre scriverla.
  • Mio padre era un orso grizzly e un orco, nelle canzoni e nella vita. Aveva alti e bassi incredibili, ha passato quindici anni di alcolismo. (…) Su di lui ha ragione Villaggio, nel dire che poteva morire in una cantina qualsiasi. Le sue fortune sono state mia madre prima e Dori poi. Fabrizio era un maledetto vero, soffriva di continuo, non smetteva mai di arrovellarsi. Suo padre era presidente di Eridania, suo fratello un genio della giurisprudenza: era cresciuto tra numeri uno e aveva il terrore di non essere abbastanza bravo.
  • Da quando vivo in Sardegna, in mezzo alla natura, va molto meglio. Qui, di fronte alla Corsica, dove ci sono le bocche di Bonifacio, c’è movimento continuo: il mare tempestoso e poi calmo, le giornate cambiano i colori di un paesaggio che sembra uguale, ma è in continua evoluzione. Sono felice di essere andato via da Milano.
  • Eugenio Finardi nel ’75 apriva i concerti di mio padre. Litigavano ferocemente: Eugenio compagno convinto, Fabrizio anarchico. Una volta Eugenio mi disse: “Smettila di stare con quel borghese di m… di tuo padre, lui e il suo whisky. Vieni da me!”. Nel frattempo anche lui beveva whisky e si finiva dalle canne: il clima era quello. La mattina dopo mi presentai da Finardi. Mi ha tenuto un giorno e mezzo, poi ha chiamato mio padre: “C’è qui tuo figlio, lo riprendi?”.
  • La gente che ogni cosa che faccio la paragona a mio padre. È come se qualcuno mi dicesse: «Ma cosa stai scrivendo?». Per accettare quello che compongo ci metto più tempo e questo mi ha creato problemi nel lasciarmi andare quando scrivo. Mi viene meglio il ruolo di musicista e arrangiatore, prendere un pezzo e dargli un altro vestito. Ma questo non cancella il fatto che ho tra le mani qualcosa di mio che mi piacerebbe proporre a Sanremo.

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ultimo aggiornamento: 16 Luglio 2024 19:08

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