Lavoro ma anche vita privata, alti e bassi. Pierluigi Diaco si è racconato a 360° ricordando anche il periodo della depressione.
Affermato conduttore tv e giornalista, Pierluigi Diaco ha fatto un percorso importante sia a livello professionale che a livello personale. Non sono sempre state tutte rose e fiori nella sua vita e a raccontare alcuni dei momenti peggiori è stato lo stesso uomo al Corriere della Sera.
Pierluigi Diaco, la depressione, l’analisi e l’amore
Diversi spunti nelle parole di Diaco nel corso dell’intervista, dalla morte del padre, quando lui aveva solo 5 anni, fino alla crescita sul lavoro che ebbe un momento di stop quando alcuni problemi gli presentarono il conto.
“Ho detto di aver fatto uso di droghe in passato? Parliamo di preistoria. Il vero percorso è stato affrontare la depressione, per la quale ho lasciato SkyTG24. Emilio Carelli e Tom Mockridge non capivano la mia scelta. Ma avevo un grande senso di vuoto, non volevo più vivere“.
“A Carelli lo dissi anni dopo. Il giorno delle dimissioni da SkyTg24 andai da un neurologo che mi indirizzò a un analista. La cura farmacologica durò meno di un anno. La ginnastica intellettuale, chiamiamola così, di più: ho fatto analisi individuale, collettiva e ipnosi”.
Il vero lavoro svolto da Diaco è stato su se stesso: “Il lavoro su di me è stato nel governare l’ego. Per due anni ho partecipato restando zitto, nonostante volessi parlare. L’analista voleva farmi capire che era più importante la mia persona del personaggio che mi ero costruito”.
Superato quel terribile momento un grazie speciale: “A chi mi sento più grato? Negli anni della depressione, a Fabio Concato: la sua voce mi ha aiutato moltissimo. Poi a mia madre, per la scala valoriale. Ma la gratitudine più grande va ad Alessio, che mi ha fatto scoprire davvero cos’è l’amore”.
E proprio in tema amore: “Cosa è? È stare non l’uno davanti all’altro, ma a fianco. È avere accanto una persona che non ti ostruisce la vista, ma guarda il mondo dalla tua stessa prospettiva”.
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