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Massacro di Ponticelli, storia dell’omicidio di Barbara e Nunzia, le bimbe uccise e bruciate

Macchina dei carabinieri

2 luglio 1983. Due bambine di 7 e 10 anni sparirono e poche ore dopo furono trovate senza vita in un canalone, i corpi dati alle fiamme e rinvenuti uno sopra l’altro. Inizia così la storia del massacro di Ponticelli, dai delitti al processo, agli inquietanti interrogativi sul caso.

Il caso del massacro di Ponticelli, vittime due bimbe di 7 e 10 anni, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, e gli interrogativi sulla colpevolezza dei condannati sono tornati al centro delle cronache con l’inchiesta giornalistica de Le Iene. La storia delle piccole, trovate morte carbonizzate e abbracciate, ha sconvolto le cronache con un carico di orrore senza precedenti. I tre ragazzi finiti a processo e poi in carcere con una condanna definitiva per i brutali omicidi, oggi uomini liberi dopo aver scontato la pena, si sono sempre detti innocenti e parlano di un “errore giudiziario” dietro la sentenza che li ha visti inchiodati al profilo dei “mostri” in una vicenda ancora densa di punti oscuri e di domande senza risposta.

Chi sono le vittime del massacro di Ponticelli?

Le vittime del massacro avevano 7 e 10 anni, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, amichette ritrovate senza vita dopo ore dalla scomparsa avvenuta il 2 luglio 1983 nel quartiere napoletano di Ponticelli, dove vivevano.

Secondo la ricostruzione, le bimbe furono seviziate e uccise, infine bruciate dopo essere state rapite e trattenute con la forza lontano dal luogo in cui erano solite giocare. In carcere, dopo un processo diventato un caso mediatico di proporzioni senza troppi precedenti per l’epoca, finirono tre ragazzi che ancora oggi, uomini liberi dopo aver scontato la pena, si dicono innocenti.

La bambina scampata al massacro di Ponticelli e l’identikit di “Gino”

Nella storia tragica di Ponticelli, ben presto si insinuò il racconto di un’altra bambina, amichetta delle vittime che all’epoca aveva 8 anni: Silvana Sasso.

Quel giorno, secondo il suo resoconto, si sarebbe dovuta trovare con le due bimbe ma soltanto il caso l’avrebbe salvata dalla possibilità di finire anche lei vittima del massacro. La nonna di Silvana Sasso, infatti, le avrebbe impedito di uscire.

Dopo la scomparsa di Barbara e Nunzia, l’amica avrebbe parlato di un appuntamento delle piccole con un certo “Gino“, soprannominato “Tarzan tutte lentiggini” per via del suo aspetto robusto e delle lentiggini, appunto. Un ragazzo sui 20 anni biondo e con i baffetti, secondo l’identikit ricostruito, con cui le minori avrebbero avuto un appuntamento.

Nella cronaca dei fatti che avrebbero preceduto la scomparsa e la morte di Barbara Sellini e Nunzia Munizzi anche il racconto di un’altra bambina, Antonella Mastrillo, che avrebbe riferito di un’auto, una 500 blu con fanale rotto e cartello “Vendesi”, sulla quale le piccole sarebbero salite per poi sparire.

I condannati per il massacro di Ponticelli si dicono innocenti: “Errore giudiziario”

Il caso del massacro di Ponticelli è stato al centro di uno speciale firmato da Giulio Golia per Le Iene che, nel 2023, ha riportato a galla tutti gli interrogativi sulla condanna definitiva all’ergastolo a carico dei tre ritenuti responsabili dei delitti.

Secondo la giustizia, ad uccidere le piccole Barbara Sellini e Nunzia Munizzi sarebbero stati Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, allora appena maggiorenni e diventati per le cronache “i mostri di Ponticelli” e da sempre dichiaratisi estranei all’atroce fine delle due bimbe.

Dopo aver scontato la pena, continuano a dirsi innocenti e vittime di un errore giudiziario. Il caso del massacro di Ponticelli ha destato anche l’attenzione della Commissione parlamentare Antimafia e tra il 2022 e il 2023 si è fatta strada l’ipotesi di un percorso per chiedere la revisione del processo.

Il parere dell’Antimafia sul massacro di Ponticelli

La Commissione Antimafia, riporta Ansa, ha avanzato pesanti ombre sul caso del massacro di Ponticelli e sull’epilogo del processo consacrato nella condanna definitiva a carico di Imperante, La Rocca e Schiavo.

Dietro la ricostruzione della vicenda approdata in tribunale e poi sfociata nella sentenza all’ergastolo per i tre ritenuti responsabili, spunta l’ombra di carenze investigative di depistaggi da parte della criminalità organizzata ed in particolare della camorra.

Per questo, la stessa Commissione avrebbe chiesto di fare luce sul massacro di Ponticelli e su tutti i controversi risvolti sollevati da alcuni testimoni dell’epoca, alcuni dei quali hanno dichiarato a Le Iene di essere stati costretti con la tortura a rendere dichiarazioni a carico di Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo.

Oggi tutti e tre sono uomini liberi dopo 27 anni di carcere, e continuano a respingere le accuse che li hanno portati dietro le sbarre.

Nella relazione prodotta dalla Commissione Antimafia, spiega ancora Ansa, molti dubbi verrebbero sollevati sulle indagini dell’epoca e sui metodi di accertamento dei fatti e di interrogatorio. Nel documento, in uno dei passaggi citati dall’agenzia di stampa, si legge che “i tre condannati hanno dichiarato di aver subito percosse da soggetti in borghese“.

In conferenza stampa alla Camera, lo stesso Luigi Schiavo avrebbe confermato il quadro di presunte violenze subite in costanza di indagini: “Mi hanno torturato, fatto girare sulla sedia per disorientarmi, dato da bere acqua e sale, colpito con un frustino per cavalli“.

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ultimo aggiornamento: 14 Marzo 2023 11:43

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