Tipi di scrittura: come scegliere il font giusto per i propri progetti e quali sono le differenze tra le varie tipologie.
Quando si parla di tipi di scrittura, si può fare riferimento a molti aspetti: allo stile della scrittura, al di là della sua forma, fino ad arrivare alla calligrafia, oggi sostituita sempre più spesso dai font dei vari programmi utilizzabili sui computer. Font che possono presentare caratteri eleganti, raffinati, facilmente leggibili, arzigogolati, audaci, forti, deboli. Ne esistono talmente tanti, ormai, e talmente differenti gli uni dagli altri, che a volte scegliere può essere molto difficile. La miglior soluzione può dipendere da vari fattori: dall’utilizzo, dallo scopo, dalla tipologia di messaggio che si vuole mandare e così via. Prima di optare per un font qualunque, prova quindi a informarti sulle caratteristiche più importanti di ognuno. Ecco una breve guida che potrebbe esserti d’aiuto e chiarirti le idee.
Le categorie principali dei tipi di scrittura
Quando apriamo la tendina dei vari font utilizzabili in un qualunque file con Office, con Google Documenti o con qualunque altro software, ci imbattiamo in tantissime tipologie diverse divise per innumerevoli categorie, dalla Calligraphic alla Typerwriter, dalla Celtic alla Serif, dal Comic allo Stencil e così via. Gli elenchi possono essere davvero lunghi e spesso non necessari. Una classificazione più concreta può riportare a un massimo di cinque o sei macro-categorie tra loro davvero differenti da cui poter partire.
In particolare, possiamo distinguere tra questi sei macro-gruppi:
– caratteri Graziati/Romani (o Serif);
– Egizi (o Slab Serif);
– Lineari/Bastoni (o Sans Serif);
– Gotici o Blackletter:
– Calligrafici;
– Display o Dingbats, in cui rientrano stencil, typewriter, retro, comic e così via.
L’evoluzione di questi caratteri è più o meno storica. Per i caratteri latini un punto d’origine è l’epoca romana imperiale, in cui nacquero appunto i caratteri “graziati”, dotati di grazie, all’epoca utili per una questione tecnica. Fanno parte di questo gruppo di font alcuni ancora oggi molto utilizzati, come il Trajan.
Passando al medioevo, la scrittura si è evoluta verso uno stile calligrafico dal disegno fortemente definito, bello da vedere, non semplicissimo da leggere. Questa è l’epoca della nascita del Gotico o Blacklatter, che precede l’avvento di Gutenberg e l’invenzione della stampa tipografica, una rivoluzione che semplifica sia la scrittura e che la lettura. Dal 1450 in avanti nascono così i cosiddetti Graziati Veneziani o Romani Antichi, che oggi sono rappresentati da font come Bembo, Palatino o Garamond. Con il miglioramento delle tecnologie, si arriva nel Settecento ai Graziati / Romani Transizionali, come il Baskerville.
Con l’avvento del XIX secolo, nel periodo delle grandi scoperte archeologiche, esplode la passione per l’Antico Egitto, e anche la storia della tipografia ne viene travolta. Nascono in questo periodo i caratteri Egizi o Slab Serif, come ad esempio il Rockwell, che sembrano rimandare proprio a quel periodo storico così particolare.
Nello stesso periodo si iniziano però a eliminare anche le grazie, e l’avvento delle avanguardie porta alla nascita di caratteri più razionali e lineari. Questa è l’epoca della nascita dei caratteri che fanno parte del gruppo Sans Serif. Non tutti i lineari sono però uguali, e possono dividersi in gruppi come i Grotteschi (Franklin Gothic, Trade Gothic e così via), in Transizionali (Helvetica, Univers), in Umanistici (Gill Sans, Frutiger) o Geometrici (Futura, Avant Garde). L’ultima grande rivoluzione è arrivata con la nascita di font calligrafici che hanno iniziato a simulare la scrittura manuale, e con l’arrivo all’universo dei caratteri Display e dei Dingbats, i font composti da simboli.
Come abbiamo visto, c’è dunque una distanza storica e una vera e propria evoluzione che ha portato alla nascita di diversi tipi di scrittura. Ma come possiamo imparare a scegliere quella più giusta per un nostro progetto?
Come scegliere il font più giusto
Per entrare nel merito della questione, bisogna fare affidamento a due concetti basilari per la nostra scelta: quello di legibility e di readability. Il primo intende la semplicità di lettura legata al disegno del carattere tipografico, il secondo invece la chiarezza espressiva di un testo. Ovviamente, per la scelta del font è la legibility a doverla fare da padrone. Dobbiamo sempre chiederci se il carattere che vogliamo utilizzare sia facilmente leggibile o meno.
Quando scegliamo un font dobbiamo dunque fare attenzione ad alcune caratteristiche, come la proporzione dell’occhiello rispetto al corpo del font, al contrasto, all’ambiente in cui verrà utilizzato, alla sua dimensione. In generale, si può comunque affermare che i font graziati siano i più scorrevoli e riposanti nella lettura. Le grazie non hanno infatti solo una funzione estetica, ma aiutano l’occhio a riconoscere facilmente la forma di una lettera. Per questo motivo vengono spesso utilizzati per l’editoria letteraria o comunque per i testi lunghi.
I caratteri lineari sono leggibili se inseriti in un layout più arioso, e sono spesso associati a informazioni tecniche, come quelle dei testi scientifici, dei manuali e così via. Dal punto di vista della lettura, sono sconsigliati gli altri gruppi per un progetto professionale.
Insomma, venendo al dunque, quando bisogna scegliere il proprio font è necessario fare attenzione ad alcuni aspetti e chiedersi quale supporto avrà il nostro progetto (solo digitale o anche stampa), la dimensione, la voce e lo stile comunicativo che vogliamo utilizzare, le lingue che vogliamo scegliere e così via. Basta rispondere a queste domande per poter capire se sarà il caso di scegliere un Serif, un Sans Serif o un carattere più originale, come uno Celtico.