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Certificazione della parità di genere: cos’è e come funziona

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Grazie alla legge sulla parità salariale, entrerà in funzione la certificazione della parità di genere. Vediamo cos’è e come funziona.

Il disegno di legge sulla parità salariale ha introdotto diversi cambiamenti e tra questi c’è anche la certificazione della parità di genere. Le aziende saranno obbligate a presentare questo documento e laddove non lo facciano, andranno in contro a sanzioni.

Certificazione della parità di genere: cos’è?

Con l’approvazione in Senato della legge sulla parità salariale tra uomo e donna cambieranno tante cose. Tra queste c’è anche la certificazione della parità di genere, che tutte le aziende dovranno presentare ogni due anni. In parole povere, i datori di lavoro sono obbligati ad assumere persone di entrambi i sessi in egual misura e a redigere documenti che possono essere consultati online da chiunque. Si tratta di una specie di sistema di monitoraggio, che può rivelarsi utile sia agli imprenditori che ai lavoratori. Presentando la certificazione, infatti, i datori potranno ottenere incentivi contributivi.

Stando a quanto previsto dal PNNR (Piano Nazionale Ripresa Resilienza), la certificazione della parità di genere dovrebbe “accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne e rafforzare la trasparenza salariale“.

Le imprese che presentano la certificazione ricevono un premio, ovvero uno sgravio contributivo pari all’1% dei complessivi contributi previdenziali a suo carico. Il limite fissato è 50 mila euro l’anno. Il documento entrerà in vigore a partire dall’1 gennaio del 2022 e dovrà essere compilato accuratamente e presentato ogni due anni.

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Certificazione: sanzioni per chi non le presenta

Le aziende virtuose, ovvero coloro che garantiranno parità salariale tra uomo e donna, nonché parità di assunzioni tra i due sessi, potranno beneficiare di sgravi contributivi. A dover presentare la certificazione della parità di genere saranno le imprese con più di 50 dipendenti. Nel documento dovranno indicare: salari, inquadramenti, congedi e reclutamento. Come già sottolineato, questi elenchi saranno pubblichi e chiunque potrà consultarli collegandosi al sito del Ministero del Lavoro. I datori che non aggiornano i rapporti, li consegnano incompleti o con informazioni false verranno puniti con sanzioni fino a 5000 euro.

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ultimo aggiornamento: 28 Ottobre 2021 17:22

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