Entrano nel vivo le indagini sull’incidente della funivia Stresa-Mottarone costato la vita a 14 persone: chi sono gli indagati.
Il proprietario della società che gestisce la funivia, l’ingegnere che la dirige e il capo operativo del servizio. Sono loro gli indagati principali per la strage del Mottarone, l’incidente che è costato la vita a 14 persone. I presunti colpevoli sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni, secondo quanto riportato da Rainews. Già fermati, hanno avuto un comportamento “consapevole e sconcertante” stando alle parole del procuratore capo di Verbania, Olimpia Bassi, in quanto a conoscenza del malfunzionamento dell’impianto frenante. Stando alle sue dichiarazioni, avrebbero messo a rischio per settimane la vita di molti passeggeri per evitare uno stop che avrebbe comportato un’ingente perdita di denaro.
Mottarone: chi è Luigi Nerini, tra gli indagati per l’incidente
Tra i primi ad essere fermato nelle ore immediatamente successive all’incidente, c’è Luigi Nerini, 56enne proprietario della società Ferrovie del Mottarone che gestisce la funivia. Molto provato per l’accaduto, si sarebbe messo immediatamente a disposizione della procura di Verbania. Recatosi sul posto con un legale nella giornata di domenica, avrebbe precisato che i controlli, le verifiche e la manutenzione erano stati regolarmente svolti. Attraverso una nota, aveva espresso contemporaneamente il suo cordoglio alle famiglie per la tragedia.
Stando a quanto rivelato, nella notte tra 25 e 26 maggio avrebbe interrotto gli interrogatori dei carabinieri nei confronti di un dipendente, accusato di aver rimosso manualmente il forchettone utilizzato per porre rimedio (temporaneo) al problema al sistema frenante che ha causato l’incidente. Attualmente anche Nerini è dunque in stato di fermo, insieme ad altre due persone.
La sua posizione Nerini sarebbe molto delicata. Stando a quanto riportato su Repubblica, l’uomo starebbe sentendo il peso del giudizio mediatico e un dolore straziante. Da domenica non chiude occhio e ai carabinieri starebbe continuando a sottolineare come la manutenzione degli impianti sia stata effettuata sempre in maniera scrupolosa. Padre di due figli poco più che ventenni, Nerini ha ereditato l’azienda dal padre eal nonno. In precedenza aveva gestito una società di autobus che collegava i paesi del lago maggiore e un’agenzia di viaggi.
Gli altri indagati per la strage del Mottarone
Gli altri due fermati sarebbero un ingegnere e il capo operativo del servizio. Stando a quanto è emerso dai primi interrogatori, i tre erano a conoscenza da settimane del guasto al sistema frenante di sicurezza. Sistema che era apparso fin da subito manomesso, reso funzionante da un forchettone per disabilitare i freni d’emergenza. Un attrezzo che i presunti colpevoli avrebbero messo lì per evitare continui blocchi della funivia, e che ha causato la mancata entrata in scena dei freni d’emergenza quando il cavo si è spezzato.
“I tre indagati hanno ammesso che il freno non è stato attivato volontariamente“, ha confermato ai microfoni di Buongiorno Regione su Rai Tre un ufficiale dei carabinieri nella mattinata del 26 maggio. Dall’interrogatorio sarebbe emerso che, nonostante la manutenzione sia in effetti intervenuta, i malfunzionamenti della funivia sarebbero stati risolti solo in parte, attraverso appunto l’espediente del forchettone rivelatosi poi fatale. Le indagini sono però ancora lontane dall’epilogo. Sarà necessario infatti l‘intervento dei tecnici per confermare quanto emerso dai primi accertamenti e dalle dichiarazioni delle tre persone al momento fermate, cui si potrebbero aggiungere nei prossimi giorni altri nomi sui quali sono in corso valutazioni. Quel che resta è il dolore dei familiari delle vittime e lo sgomento per una tragedia che avrebbe potuto essere evitata.