La fecondazione assistita è un intervento medico volto a favorire l’instaurarsi di una gravidanza. Quali procedure ci sono e quando è possibile eseguirle?
Molte coppie alla ricerca di un figlio si ritrovano a dover ricorrere alla fecondazione assistita: si stima che in Italia sia almeno una donna su cinque a non poter avere un bambino in modo naturale. La fecondazione fa parte di un più vasto gruppo di procedure di procreazione medicalmente assistita, spesso abbreviate con la sigla PMA. I procedimenti sono diversi: c’è l’inseminazione, fecondazione in vitro, e trasferimenti di gameti, anche la conservazione dei gameti e degli embrioni rientra in questo stesso ambito.
Queste terapie hanno ognuna diversi gradi di invasività per la donna e vengono quindi suddivise in tecniche di primo, secondo e terzo livello. Inizialmente si utilizzano le opzioni a disposizione tra quelle meno invasive e solo successivamente, se le prime procedure risultano purtroppo inefficaci, si procede agli interventi successivi.
Fecondazione assistita: la procedura e quando farvi ricorso
Si può ricorrere alla fecondazione artificiale solo nei casi in cui non si riesca a rimuovere le cause che impediscono la procreazione (per esempio con i farmaci). Inoltre la tecnica può essere eseguita anche nei casi in cui vi sia una condizione di sterilità o infertilità certificata.
La prima cosa da fare è quella di consultare uno specialista per identificare le cause che interferiscono con l’impossibilità di avere una gravidanza. Sarà il medico a stabilire, di caso in caso, le terapie da seguire, come abbiamo detto iniziando dagli interventi meno invasivi.
Nelle tecniche di primo livello rientra l’inseminazione assistita, vale a dire l’introduzione del liquido seminale nella cavità uterina, questa procedura deve essere eseguita al momento dell’ovulazione.
La fecondazione assistita in vitro, invece, è una procedura differente dall’inseminazione. In questo caso, infatti, l’intervento prevede un’anestesia (locale o totale) per la donna. Per il maggiore grado di invasività, rispetto all’inseminazione, questa tecnica rientra in quelle di secondo livello.
La fecondazione in vitro prevede il prelievo del liquido follicolare per recuperare gli ovociti, prima dell’intervento è previsto un trattamento farmacologico per stimolare l’ovulazione. Dopo il prelievo si ha la fecondazione in vitro vera e propria, che può avvenire secondo il metodo convenzionale in cui gli ovociti vengono messi a contatto con il liquido seminale, riproducendo la fecondazione naturale.
In alternativa si ricorre alla tecnica chiamata ICSI che prevede un vero e proprio ‘inserimento’ dello spermatozoo in un ovulo maturo.
Dopodiché si procede con la selezione degli embrioni che si sono sviluppati correttamente per trasferire quello ‘migliore’ nell’utero.
Fecondazione assistita: quanto costa?
I costi della procedura di fecondazione assistita variano da regione a regione e da un centro all’altro. Inoltre la differenza nei costi dipende nello specifico anche dalla tipologia di procedura.
L’inseminazione artificiale si attesta intorno ai 700 euro, nel privato, mentre, in base ad un’indagine del 2016, la fecondazione assistita in vitro oscilla tra i 2 e i 4 mila euro, negli ospedali pubblici.