I Giapponesi fanno poco sesso, eppure hanno tantissime perversioni. Dagli hentai ai finti treni dove palpare le ragazze, scopriamole tutte!
Ai Giapponesi il sesso non interessa, o meglio, ritengono l’atto sessuale una perdita di tempo. Ciò nonostante, hanno tantissime perversioni che noi Occidentali difficilmente potremmo immaginare.
Le ha descritte molto bene la giornalista Marianna Baroni su “La Verità”, raccontando tutto quello che ha visto di erotico durante un viaggio a Tokyo.
Le perversioni dei Giapponesi
Innanzitutto, in Giappone sono diffusissimi i manga e gli anime hentai, ovvero dei fumetti erotici (vietati ai minori di diciotto anni), molto simili ai nostri film porno. Numerosissimi sono anche i konbini, negozi sparsi in tutta la città, dove a fianco dei giocattolo per bambini, si trovano sex toys di tutti i tipi. A Shibuya c’è anche un bar, “The vibe bar wild one”, in cui sul menù al posto dei cocktail ci sono i vibratori. Un altro locale molto particolare è il “Love joule”, dove le donne possono parlare di sesso e masturbazione senza tabù.
Più spinte sono le cosiddette playroom, stanze in cui vengono simulate situzioni erotiche, che però sono vietate ai turisti. Passeggiando in centro, ma lontano dalle vie principali, ci si trova davanti a decine di gachapon, distributori automatici di capsule contenenti slip femminili usati.
La moda del momento? Gli oli lubrificanti aromatizzati con nuaces “particolari”, come sudore di ascelle, calzini sporchi, slip usati e secrezioni corporee varie. Molto gettonati anche i robot: donne e uomini sorridenti, esposti sugli scaffali dei negozi, pronti per essere comprati (o noleggiati) per fare sesso.
Chi va in Giappone, poi, difficilmente non si imbatte in almeno un chikan (letteralmente “pervertito”), cioè colui che palpeggia in modo casuale le ragazze in metropolitana. A Tokyo sono addirittura nati dei locali che ricreano i vagoni della metropolitana, dove dei finti pendolari possono palpeggiare le ragazze presenti.