Il pio Vescovo che battezzò Ruggero Achmet
25 Febbraio: il Santo del Giorno è Gerlardo di Agrigento, attualmente patrono della città e riorganizzatore dell’episcopato dopo la dominazione musulmana.
Sicilia, terra di frontiera
In pieno Medioevo la Sicilia fu per oltre due secoli sotto una dominazione musulmana che mise profonde radici nella cultura dell’Isola.
Quando essa terminò, nel 1086, la chiesa cattolica compì molti sforzi per ricondurre sotto la propria egida il dominio temporale e spiritual dell’isola.
La città di Agrigento – all’epoca chiamata Girgenti – fu affidata al pio Gerlardo, nominato Vescovo della città nel 1088 da Ruggero I di Altavilla e confermato nel ruolo ben 10 anni dopo da una bolla papale con il sigillo di Urbano II.
Gerlardo si occupò di far rifiorire letteralmente la città dalle ceneri della guerra di riconquista che l’aveva insanguinata: ne fortificò innanzitutto il castello, quindi in soli sei anni costruì l’episcopio e la cattedrale che fu consacrata alla Vergine e a San Giacomo.
Tra i suoi molti meriti quello di aver convertito il nobile arabo che, dal momento della conversione in poi fu conosciuto come Ruggero Achmet.
Gerlando morì a soli 60 anni nel 1100, e le sue spoglie furono accolte nella Cattedrale di cui egli stesso aveva curato l’edificazione. Nonostante alcune traslazioni avvenute tra il XII e il XIII secolo i resti del sant ancora oggi riposano lì, in una preziosa urna d’argento.
25 Febbraio: il Santo del Giorno è Gerlando, patrono di Agrigento
La fama del Vescovo che aiutò la città a tornare completamente cristiana dopo un capitolo difficile e controverso della sua storia è ancora oggi molto vasta e radicata nel sentimento di venerazione popolare.
Si ritiene infatti che invocare il nome di San Gerlando protegga la città dai cataclismi naturali: quando infatti sul finire del Luglio 1966 la città fu scossa da terribili terremoti che ne distrussero alcuni edifici, i cittadini presero a pronunciare frequenti suppliche al patrono della città. Non vi furono vittime, e gli Agrigentini ritennero che fosse stata la mano del patrono a proteggerli.
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